mercoledì 1 maggio 2024
28.12.2011 - GIUSEPPE PICCHIANTI

Anche dal Natale emerge l'immagine del paese

Ecco alcuni interessanti spunti di riflessione per un Natale quasi alle spalle

Mettiamoci per un secondo nei panni di un osservatore straniero che ha deciso quest'anno di visitare la nostra nazione per le vacanze natalizie; quale immagine del paese avrebbe in mente se provasse a fare un parallelismo tra quello che i giornali riportano, le notizie che la tivù propone e il riscontro con la vita sul campo? Senza dubbio noterebbe che un’alta percentuale delle notizie riporterebbe le stime di quanto abbia speso una famiglia italiana per preparare il pranzo natalizio, oppure quanto di esso sia finito nel cassonetto dei rifiuti o ancora il numero di macchine delle famiglie italiane che intasano i raccordi autostradali per raggiungere altre città o paesi stranieri.

Non è mia intenzione riportare la attenzione di chi legge questo articolo su questo genere di notizie. Preferisco spendere un po' di parole sui diversi “tipi” di natale che in Italia, ogni anno, hanno luogo.
In primo luogo c'é l'Italia Cristiana che si è preparata a questa festa con la Novena Natalizia, ripercorrendo le tappe che hanno visto il "Verbo farsi Carne" (Verbum caro factum est). È l'Italia delle Parrocchie, delle Messe di mezzanotte, di coloro che seguono i messaggi del Pontefice e della Chiesa (molto aderente alla realtà, quello della notte della vigilia, dal quale viene fuori un'umanità stregata dalle luci e dai contenuti delle vetrine).

Esiste anche l'Italia che si affeziona invece alla precaria felicità dei doni, dei regali da preparare e da ricevere. È l'immagine probabilmente più aderente del nostro paese, avvezzo al regalo sotto l'albero, al cenone con otto, dieci portate.
Esistono anche gli italiani non credenti o laici che comunque festeggiano l'arrivo di Papà Natale, nella speranza di ricevere un regalo che possa colmare il vuoto culturale, sociale e delle mancate emozioni.

C'è l'Italia dei non italiani, di coloro che devono comunque arrendersi alle tradizioni di queste feste, nonostante siano per essi estranee, per il semplice fatto che non rientrano nella loro sfera intima e culturale. In questo caso però ritengo che il natale compia una piccola magia, quella di avvicinarli alla conoscenza di tradizioni diverse dalle loro e al tempo stesso dimostri che gli stranieri le accettano, facendoci notare, in questo modo, che il multiculturalismo e il rispetto delle culture e dei costumi altrui passano anche per questa via.
Il natale, vuoi o meno, arriva per tutti. Anche per chi non lo sopporta, anzi tende ad odiarlo. In questo caso tutti coloro che si trovano in questa situazione cercano in ogni modo possibile di estraniarsi da cenoni e regali; nella maggiore delle volte, questa missione fallisce.

Quest'anno forse meno, grazie all'aria di crisi e di recessione (prettamente economica o forse anche culturale?). Chi prova ogni anno a vincer questa piccola "alienazione", per le feste del 2011 ha riportato una piccola soddisfazione: in qualche modo, è uscito vincitore e allo stesso tempo indenne, senza ferite, ha combattuto una guerra che non ha avuto luogo. Il risultato non è il migliore possibile, ma riporta un buon punteggio finale.
Infine c'è il natale delle comunità, penso a quella di Don Andrea Gallo, oppure quello delle carceri. Il natale nelle celle e nelle comunità è difficile da mandare giù, vuoi per la mancanza di libertà, vuoi perché questo periodo ti fa riaffiorare momenti ed emozioni che pensavi chiusi.

In particolar modo Natale 2011 è stata una festa amara e gelata per Oliviero, Giuseppe e Carmine, tre uomini, tre famiglie. Protestano per avere riconosciuto il diritto a lavorare, ad offrir fatica in cambio di uno stipendio, con il quale ridare dignità a sé stessi e alla propria famiglia. Dai primi di dicembre vivono sulla torre più alta della Stazione Centrale di Milano, ex dipendenti della Wagonlits, che da mattina a sera hanno visto svanire il proprio lavoro, in quanto, per pura logica aziendalistica, Trenitalia ha deciso di cancellare i treni notte che collegavano l'opulento Nord Italia con il Disgraziato Sud. Tutto questo accade nel Natale Italiano nel ricordo dei 150 anni di unità nazionale.

Infine c'è stato il natale di coloro che l'hanno rifiutato: chi ha perso un famigliare, un volto amico, una voce dall'altra parte della cornetta, la quale, molto probabilmente, era l'unica che ti teneva in considerazione per recapitarti gli auguri.
Esistono altre mille situazioni di natale italiano, queste sono solo alcune. Il vero augurio che possiamo farci per quel che resta di questo 2011 è quello di scoprire i vari volti del nostro paese, che ride, piange, si arrabbia, protesta, vince al totocalcio, si incatena sulle gru, torna a casa disperato non sapendo quali parole usare per gridare la propria rabbia e la propria indignazione per una situazione che sempre più difficilmente trova una via d'uscita.

Nel frattempo, buone feste, Italia!


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