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03.02.2012 - Redazione

Caso Boccalatte, le amicizie pericolose

Si attendeva da tempo la testimonianza dell’ex presidente del tribunale di Imperia e Sanremo Gianfranco Boccalatte, agli arresti domiciliari perché condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione, nell'ambito di un'inchiesta per corruzione in atti giudiziari e millantato credito. Boccalatte è comparso davanti al giudice monocratico Paolo Luppi, di Sanremo, in quanto citato come teste al processo che vede sul banco degli imputati Francesco Mazza: noto negli ambienti del tribunale di Sanremo per i molteplici processi che lo vedono coinvolto da oltre 20 anni, per reati che vanno dalla truffa all’appropriazione indebita. In questo caso l’accusa è di tentato sequestro di persona, estorsione e violenza privata, per aver tentato di sequestrare l'ex moglie moldava, Tatiana Dolghi, che era tornata al proprio Paese.

Vicenda molto articolata e con punti oscuri che dovranno essere chiariti con il processo. Secondo i verbali dei carabinieri, emessi tra il dicembre 2005 e i primi mesi del 2006, Francesco Mazza avrebbe chiesto più volte alla moglie di interrompere la relazione tra i due e tornare nel proprio paese, visto che le erano state intestate numerose proprietà, tra cui una villa ed un bar, per cui la Dolghi era andata via trattenendosi tutte le proprietà intestate. Dagli inquirenti era stato messo in luce un piano dettagliato per il sequestro in Moldavia della giovane donna, utilizzando anche un’auto con il doppio fondo, ed evidenziando contemporaneamente alcuni tentativi di estorsione, verso un muratore e l'ex domestico, che si erano rifiutati di collaborare al sequestro. A seguito di questo era stato operato l’arresto del Mazza, passato ai domiciliari e all’obbligo di firma. Secondo la ricostruzione dell'accusa era coinvolto anche un cittadino moldavo Jurie Tokarem, che con Mazza si sarebbe recato in Moldavia per riportare con la forza in Italia la Dolghi. Mazza coinvolgeva il giudice amico, dicendo allo stesso che il tentato sequestro dell'ex moglie era invece un tentativo di liberarla da alcuni aguzzini moldavi, chiedendo a Boccalatte di fare da garante alla trattativa.


Le indagini degli inquirenti puntano sulle telefonate 'pericolose' che Mazza avrebbe effettuato dall'ufficio del giudice Boccalatte,(quando ancora era presidente del tribunale) alcune anche in tarda serata e fuori dagli orari la vorativi del tribunale stesso. Ma ci sono anche altri particolari che andranno chiariti, come un’assegno da 2.500 euro intestato a Mazza, a firma del magistrato, e una lettera che Mazza aveva scritto a Boccalatte mentre si trovava in carcere e che aveva consegnato ad un avvocato, perchè arrivasse senza problemi al destinatario. Anche a seguito di questa lettera, i Carabinieri infatti, avevano perquisito uno studio legale sanremese, quello del penalista Piero Quaregna, che riceveva un’informazione di garanzia per tentato favoreggiamento, a vantaggio di Francesco Mazza. Sembra che Quaregna, durante un colloquio in carcere avesse ricevuto una lettera dal Mazza, per il presidente del Tribunale. La lettera era stata consegnata da un assistente di Quaregna e Boccalatte, , al pubblico ministero Pescetto, senza aprire la busta ma conoscendo il mittente.

A chiedere la deposizione di Boccalatte era stato il procuratore di Sanremo, Roberto Cavallone, in veste di pubblica accusa al processo. L'interrogatorio, tuttavia, non si è svolto, in quanto Luppi ha accolto l'istanza del difensore di Mazza, l'avvocato Renato Alberti, che ha fatto valere l'eccezione ex art 45 del codice di procedura penale, che di fatto rimette gli atti alla Corte di Cassazione che dovra' decidere, se mantenere Sanremo come sede processuale o cambiare tribunale, visto che Boccalatte potrebbe risultare indagato in procedimento connesso. Il giudice ha poi rinviato al prossimo 24 maggio, momento in cui si dovrebbe conoscere il pronunciamento della Cassazione.

 Leonardo Mazza


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